Come ottimizzare un sito per i motori di ricerca nell’era dello Spam e del SEO LOW COST
Non esistono strade facili o unguenti mirabolanti per ottimizzare i contenuti di un sito web e aumentare la sua posizione nei motori di ricerca.
La campanella è suonata e la ricreazione è finita: l’eco dello squillo, partito dal gigante di Mountain View, si è diffuso su tutta la ragnatela e, con la forza di un intero zoo (panda, pinguini, etc.) nutrito a caffeina, si è abbattuto sui mercanti di SEO. Non è una storia recente, chi segue da circa 15 anni, i percorsi dell’algoritmo di ricerca più famoso del mondo lo ha sempre riconosciuto.
Non esistono trucchi, scorciatoie o pozioni magiche per conquistare le prime posizioni su Google, Bing o Yahoo.
Così come non esistono percorsi di riabilitazione immediati o cure istantanee per recuperare un sito penalizzato dai motori di ricerca.
L’attività di SEO parte da un presupposto (Content is King) ed ha un obiettivo finale che non è la posizione fine a se stessa, ma la soddisfazione finale dell’utente del motore di ricerca, in relazione alle chiavi (queries) utilizzate.
Gli obiettivi di un esperto di SEO devono essere gli stessi di un motore di ricerca. Il suo compito è infatti quello di valorizzare i contenuti di un sito, non di camuffare oppure impacchettare contenuti scadenti. Vale poco un titolo oppure una didascalia o addirittura un dominio, farcito di parole chiave, se poi il resto del contenuto non è coerente oppure – peggio – copiato da altri siti.
Qualità nei contenuti non significa qualità e padronanza della lingua, ma unicità e novità degli argomenti trattati. Non solo il contenuto non deve essere ricopiato da un sito affine, ma deve – rispetto ai concorrenti – proporre elementi nuovi o prospettive differenti.
A maggior ragione, citazioni e backlinks – che sono tuttora fattori importanti del GoogleRank – sono rilevanti solo se provengono da contenuti altrettanto coerenti, unici e innovativi.
Tutti i link raccolti attraverso directories, più simili a bazar che ha raccolte ordinate di recensioni, oppure seminando spam tra blogs e social networks non hanno mai influenzato in positivo la reputazione di un contenuto. Da oggi, non solo valgono zero, ma possono portare a penalizzazioni.
Chi si occupa di SEO deve:
1) saper muoversi con una certa dimestichezza tra i linguaggi comuni per intercettare la domanda di un bene, di un servizio oppure di un’informazione così come viene formulata dal suo diretto interessato.
2) progettare contenuti che possano soddisfare quella richiesta generale e tutte le sue specifiche particolari perchè il diavolo, ma a volte anche il successo, si annida nei dettagli. Es. Chi cerca un automobile, non si limita a digitare la marca, perchè cerca un modello specifico nelle sue diverse versioni e, possibilmente, vorrebbe trovare un concessionario nei suoi paraggi.
3) costruire relazioni pubbliche o private intorno ai contenuti pubblicati: che significa cercare di stimolare la curiosità degli autori dei blog legati ai temi trattati e coinvolgere nei social networks tutti gli utenti che sono attratti dai contenuti.
In ciascuna di queste tre semplici regole d’oro, l’elemento che regna (King) è appunto il contenuto.
Solo informazioni semplici, ma poste in modo chiaro e dettagliato, possono soddisfare le domande poste dagli utenti attraverso i motori di ricerca, quindi ricevere segnalazioni e feed back positivi dalla rete e, senza ombra di dubbio, aggiudicarsi le prime posizioni nei risultati di Google, Bing e Yahoo.
Per approfondire e conoscere tutti gli aspetti del SEO e del posizionamento sui motori di ricerca, visita il mio blog.
Tag:Content Marketing, SEO